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20 settembre 2018

“Legami il cuore” di Sonia Alemi


Eccoci al secondo volume autoconclusivo della serie erotic/romance venata di suspense e di ironia "Cuori bastardi" in cui ritroveremo, oltre ai nuovi protagonisti già presenti come comprimari nel volume precedente, anche Samantha e Michel, la coppia di Un cuore Bastardo.




Titolo: Legami il cuore
Autore: Sonia Alemi
Data di uscita: 5 Luglio
self publishing

TRAMA

"L'erotismo parte dal cervello, per questo molti sono tagliati fuori".
Mi chiamo Federico e ho ventinove anni. Nel mio mondo sono il migliore, sono noto come “il Purificatore” perché sono bravo a individuare le debolezze del mio prossimo e a renderlo più felice.
Prima di incontrarla pensavo che lei fosse come tutte le altre donne che ho conosciuto.
Mi sbagliavo, quando l'ho vista, ho capito che era solo una ragazzina viziata. Una fiocchetta merlettosa.
Ma l’apparenza a volte inganna e la realtà man mano mi appare sempre più diversa. Lei mi ha travolto con la sua simpatia, la sua pazza caparbietà e… il suo bagaglio di guai. Chi è che vuole farle del male?
«Lei mi ha creato dipendenza: non posso più fare a meno della sua presenza e del suo magnifico corpo.»
"Esistono desideri, fantasie nascoste, che sai di possedere solo quando conosci la persona giusta."
Sono Louise, ho ventun anni e sono già vedova. Mi porto appresso una valanga di problemi che sto cercando, a modo mio, di risolvere. Sono disperata.
Quando l’ho incontrato ho subito pensato che era un tipo molto volgare e… sexy.
«Mi sento legata a lui dal profondo. Lui mi ha legato il cuore!»


Prologo




«Dunque, saresti tu la vedova?»
Mi fa un timido cenno affermativo... timido? Oh, ma andiamo!
La scruto in silenzio sfoggiando la mia migliore faccia da poker.
La donna, come concordato durante una telefonata anonima e impersonale, è seduta al tavolino che di solito occupo per queste trattative. Il problema? Quello che vedo non mi piace. Sì, d'accordo, è una gran bella gnocca, per quel poco che riesco a scorgere di lei, essendo seduta dietro al tavolo dove mi sono accomodato anche io.
La guardo bene, cercando di distinguerne meglio i lineamenti del volto alla scarsa luce del locale. Ormai sono diventato un vero esperto nel leggere le posture e i vari atteggiamenti delle persone interpretandoli e giudicandoli, a volte sono queste le cose che parlano più delle parole.
In questo locale riesco vedere poco, è vero, ma la strana sensazione che sentivo prima si fa di nuovo largo in me.
È una bella mora, i suoi occhi sembrano chiari, ha il nasino all'insù e l'atteggiamento irritante di chi è sempre stata viziata dagli uomini, paparino compreso. È proprio quella che io definisco una “Fiocchetta Merlettosa”, una di quelle tutta sorrisi e moine che pretendono lo stesso dal loro partner. Quelle che, quando il compagno decide di fare l'uomo, mettono il broncio facendo capricci a iosa.
Da quel poco che mi ha detto, e che ho arguito al telefono, dev'essere una che ha bisogno di regole... le mie regole.
Noto che è molto giovane, anche se è già vedova, questo è quello che mi ha raccontato.
Sto valutando ancora il da farsi, pensando che effettivamente potrei fare un tentativo, quando lei sbotta, esasperata dal mio esame prolungato oppure dal mio lunghissimo silenzio o forse da entrambi. «Quanto vuoi?»
Ha una voce bassa con un accento straniero dal tono carezzevole. Il mio pene inizia ad agitarsi. Una frase del genere, detta con quel tono finto accondiscendente e con quell'alzata di mento, farebbe afflosciare il cazzo a chiunque, ma non a me! Mi sento eccitato e stimolato da questa nuova “allieva” da formare, da raddrizzare con i miei famosi metodi di “purificazione”.
«Io non sono qui a far marchette! Ti consiglio di usare un tono più rispettoso. Inoltre, quando ti rivolgerai a me, o parlerai di me, userai sempre il termine “Maestro”» le rispondo scrutandola con severità per cercare di arrivarle dentro e provare a scalfire quel grumo duro che certamente porta dentro di sé e che, all'apparenza, nasconde molto bene.
Voglio provare a tastare la sua convinzione di voler essere purificata da me e quindi continuo. «In mia presenza non parlerai, non mangerai e non berrai. Solo se ti sarai comportata bene, e solo dopo mio ordine, potrai farlo. Non sopporto le inutili chiacchiere delle femmine per cui ti consiglio di usare bene quel permesso quando ti verrà accordato!»
La vedo inumidirsi le labbra e chinare la testa.
Questo suo gesto mi piace molto, come mi piace anche quel poco che vedo.
Indossa una camicia larga color rosa corallo leggermente slacciata sul seno, che intravedo sodo e ben fatto, ha un bell’incarnato acqua e sapone, oppure è truccata così bene da sembrare struccata.
Fissandole ancora il seno le ordino rudemente: «Adesso vieni qui, inginocchiati fra le mie gambe e succhiamelo.»
Lei si guarda intorno e poi squadra me con aria interrogativa. È titubante, ma non mi ha dato una sberla urlando che le ho mancato di rispetto e nemmeno ha parlato. Mi ha solo scrutato incuriosita. Perfetto!
È giovane ma non si è scandalizzata, forse questa è diversa dalle solite ragazzine viziate che mostrano interesse per il BDSM dopo aver visto qualche film merdoso.
Mi sto eccitando, incomincio a sentire la ben nota scarica di adrenalina scorrermi lungo la spina dorsale mentre il mio amico, dietro la cerniera dei pantaloni, incomincia ad alzare la testa guardandola famelico... la voglio come allieva!
Non escludo che, oltre ad aiutarla, potrei farne un'ottima sottomessa, se vorrà.
La mora inarca un sopracciglio e poi, spostando lo sguardo tutt'intorno a noi, mi fissa allargando le mani sul piano del tavolo come a voler chiedere il permesso di parlare. Al mio cenno di consenso, infatti mi dice: «Non abbiamo stipulato alcun accordo. Voglio sapere quanto tutto questo mi verrà a costare. Inoltre, caro il mio Master, il tuo... ehm, pompino te lo puoi scordare!»
È francese!
Il modo in cui arrota la erre mi fa avere l'ennesimo guizzo nei pantaloni.
Lei, intanto, raddrizza la schiena fissandomi intensamente quasi con sfida, aspettandosi una qualche reazione da parte mia.
Bisogna che le spieghi le mie regole: io non sono mai violento durante gli incontri e nemmeno al di fuori di essi ma questo non significa che io sia un mollaccione o che mi faccia mettere i piedi in testa da chiunque.
Però bisogna riconoscere che la piccola “Fiocchetta Merlettosa” è una tipa tosta e ha dimostrato anche di avere una certa dose di sale in zucca!
Ormai, il mio uccello è diventato delle dimensioni di un'aquila reale e sta iniziando a svettare maestoso e affamato nei miei jeans.
Nonostante il suo modo di fare arrogante e altero mi prendo la briga di tranquillizzarla: «Non devi avere alcun timore di qualche imbroglio da parte mia, in questo posto mi conoscono tutti e godo di una certa reputazione. Quindi bando alla vergogna, questo locale che all'apparenza sembra un comune circolo per motociclisti, in realtà è uno dei più famosi ritrovi della nostra comunità. Adesso, alzati e inginocchiati davanti al tuo Maestro: fammi vedere quanto sei brava con la lingua e non escludo che potrei accettare la tua richiesta di essere “purificata”»
Non sono più sicuro se io stia cercando di metterla ancora alla prova oppure stia mettendo alla prova me stesso.
Devo cercare di definire i nostri ruoli, perché questa tipa mi attizza e mi confonde in eguale misura.
Quello che è certo è che la piccola e misteriosa Fiocchetta mi intriga, moltissimo.
Sento che lei è diversa dalle solite donne vogliose, ricche e annoiate, che non avendo più nessuna considerazione e rispetto per se stesse, cercano un piacere alternativo fingendo di voler essere “purificate” da me. Pur di avere una scopata diversa dalle solite da raccontare alle amiche, acconsentono di buon grado a dare spettacolo davanti agli altri soci di questo ritrovo, rivelando anche una certa dose di esibizionismo.
Appena lei si alzerà, dando mostra dell'intenzione di acconsentire a sollazzarmelo con la sua calda boccuccia, me la porterò via e inizierò l'addestramento lontano dagli occhi famelici degli altri dominatori perché non godo nell'umiliare le persone in pubblico e neppure in privato. La osservo mentre con movenze aggraziate cerca di districarsi dal divanetto dietro al tavolo. Avverto persino i brividi dell'eccitazione pregustando il momento in cui potrò mettere mano all'indole ribelle di questa splendida creatura e cercare di estirpare i suoi dolori quando la vedo in piedi: è piuttosto alta per essere una donna, è bellissima… è incinta!
Ma che cazzo!
«Sei incinta? Che accidenti credi di fare? Entrare con un bambino in pancia in questo posto pieno di...» persone come ME! Finisco la frase nella mia testa.
Mi guardo intorno e realizzo che ai suoi occhi appaio esattamente come gli altri qui dentro: un uomo che si eccita dando punizioni.
Sono fuori di me dalla rabbia, mi avvicino e le sibilo tra i denti alitandole sul viso tutta la mia costernazione: «Ma non lo sai che il bondage potrebbe essere molto pericoloso per il tuo bambino? Ma che cos'hai in testa Fiocchetta?»
Lei mi guarda con espressione vacua, gli occhi vuoti di chi ha molto sofferto, e mi chiede alzando il mento con aria quasi strafottente: «Dunque? Non stringiamo più il nostro patto? Non lo vuoi più il tuo bel pompino?»
Sentire questa volgarità uscire dalla sua bocca – per qualche motivo che non so spiegarmi – mi dà molto fastidio, sapere che è incinta di un altro uomo e che giunge persino a spacciarsi per vedova pur di provare nuove eccitazioni, mi provoca un forte senso di nausea.
Mi sono già alzato dandole le spalle per la foga di andare via da questo posto. Di allontanarmi da lei.
Questa donna è pazza!
«Fallo a me un pompino e prometto che ti darò tutte le punizioni che vorrai!» sento dire con voce forte e chiara.
Mi volto per capire a chi appartiene quando scorgo uno stronzo grosso e pelato che ride sguaiatamente della sua proposta con i suoi amici. Vedo anche il tatuaggio che ha: una donna nuda incatenata e con una ball gag in bocca, proprio sul bicipite destro. Fa parte del gruppo di dominatori fra i più sadici e violenti della zona.
Rendendomi conto del guaio in cui si sta per cacciare, faccio un rapidissimo dietro front e afferro per un braccio Fiocchetta, liberandola dalla presa dello stronzo e la trascino fuori quasi di peso, a passo di carica.
Prendendola per i fianchi la sollevo sistemandola sul sedile del mio Suv, l'assicuro con la cintura di sicurezza e una volta a bordo dell'auto comincio a inveirle contro, fermandomi solo quando mi accorgo che ha il viso inondato di lacrime e il suo corpo è scosso da singhiozzi silenziosi.
Maledizione! Non sopporto le lacrime.
«E adesso perché piangi? Stai male?» le chiedo frustrato.
Sarà un lungo e noioso viaggio con Fiocchetta che singhiozza e io non ho la benché minima idea di dove accompagnarla.
Accidenti a me e alla mia fottutissima mania di aiutare le fanciulle in difficoltà!

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