“Legami il cuore” di Sonia Alemi
Eccoci
al secondo volume autoconclusivo della serie erotic/romance venata di
suspense e di ironia "Cuori bastardi" in cui ritroveremo,
oltre ai nuovi protagonisti già presenti come comprimari nel volume
precedente, anche Samantha e Michel, la coppia di Un cuore Bastardo.
Titolo:
Legami il cuore
Autore:
Sonia Alemi
Data
di uscita: 5 Luglio
self
publishing
TRAMA
"L'erotismo
parte dal cervello, per questo molti sono tagliati fuori".
Mi
chiamo Federico e ho ventinove anni. Nel mio mondo sono il migliore,
sono noto come “il Purificatore” perché sono bravo a individuare
le debolezze del mio prossimo e a renderlo più felice.
Prima
di incontrarla pensavo che lei fosse come tutte le altre donne che ho
conosciuto.
Mi
sbagliavo, quando l'ho vista, ho capito che era solo una ragazzina
viziata. Una fiocchetta merlettosa.
Ma
l’apparenza a volte inganna e la realtà man mano mi appare sempre
più diversa. Lei mi ha travolto con la sua simpatia, la sua pazza
caparbietà e… il suo bagaglio di guai. Chi è che vuole farle del
male?
«Lei
mi ha creato dipendenza: non posso più fare a meno della sua
presenza e del suo magnifico corpo.»
"Esistono
desideri, fantasie nascoste, che sai di possedere solo quando conosci
la persona giusta."
Sono
Louise, ho ventun anni e sono già vedova. Mi porto appresso una
valanga di problemi che sto cercando, a modo mio, di risolvere. Sono
disperata.
Quando
l’ho incontrato ho subito pensato che era un tipo molto volgare e…
sexy.
«Mi
sento legata a lui dal profondo. Lui mi ha legato il cuore!»
Prologo
«Dunque,
saresti tu la vedova?»
Mi
fa un timido cenno affermativo... timido? Oh, ma andiamo!
La
scruto in silenzio sfoggiando la mia migliore faccia da poker.
La
donna, come concordato durante una telefonata anonima e impersonale,
è seduta al tavolino che di solito occupo per queste trattative. Il
problema? Quello che vedo non mi piace. Sì, d'accordo, è una gran
bella gnocca, per quel poco che riesco a scorgere di lei, essendo
seduta dietro al tavolo dove mi sono accomodato anche io.
La
guardo bene, cercando di distinguerne meglio i lineamenti del volto
alla scarsa luce del locale. Ormai sono diventato un vero esperto nel
leggere le posture e i vari atteggiamenti delle persone
interpretandoli e giudicandoli, a volte sono queste le cose che
parlano più delle parole.
In
questo locale riesco vedere poco, è vero, ma la strana sensazione
che sentivo prima si fa di nuovo largo in me.
È
una bella mora, i suoi occhi sembrano chiari, ha il nasino all'insù
e l'atteggiamento irritante di chi è sempre stata viziata dagli
uomini, paparino compreso. È proprio quella che io definisco una
“Fiocchetta Merlettosa”, una di quelle tutta sorrisi e moine che
pretendono lo stesso dal loro partner. Quelle che, quando il compagno
decide di fare l'uomo, mettono il broncio facendo capricci a iosa.
Da
quel poco che mi ha detto, e che ho arguito al telefono, dev'essere
una che ha bisogno di regole... le mie regole.
Noto
che è molto giovane, anche se è già vedova, questo è quello che
mi ha raccontato.
Sto
valutando ancora il da farsi, pensando che effettivamente potrei fare
un tentativo, quando lei sbotta, esasperata dal mio esame prolungato
oppure dal mio lunghissimo silenzio o forse da entrambi. «Quanto
vuoi?»
Ha
una voce bassa con un accento straniero dal tono carezzevole. Il mio
pene inizia ad agitarsi. Una frase del genere, detta con quel tono
finto accondiscendente e con quell'alzata di mento, farebbe
afflosciare il cazzo a chiunque, ma non a me! Mi sento eccitato e
stimolato da questa nuova “allieva” da formare, da raddrizzare
con i miei famosi metodi di “purificazione”.
«Io
non sono qui a far marchette! Ti consiglio di usare un tono più
rispettoso. Inoltre, quando ti rivolgerai a me, o parlerai di me,
userai sempre il termine “Maestro”» le rispondo scrutandola con
severità per cercare di arrivarle dentro e provare a scalfire quel
grumo duro che certamente porta dentro di sé e che, all'apparenza,
nasconde molto bene.
Voglio
provare a tastare la sua convinzione di voler essere purificata da me
e quindi continuo. «In mia presenza non parlerai, non mangerai e non
berrai. Solo se ti sarai comportata bene, e solo dopo mio ordine,
potrai farlo. Non sopporto le inutili chiacchiere delle femmine per
cui ti consiglio di usare bene quel permesso quando ti verrà
accordato!»
La
vedo inumidirsi le labbra e chinare la testa.
Questo
suo gesto mi piace molto, come mi piace anche quel poco che vedo.
Indossa
una camicia larga color rosa corallo leggermente slacciata sul seno,
che intravedo sodo e ben fatto, ha un bell’incarnato acqua e
sapone, oppure è truccata così bene da sembrare struccata.
Fissandole
ancora il seno le ordino rudemente: «Adesso vieni qui, inginocchiati
fra le mie gambe e succhiamelo.»
Lei
si guarda intorno e poi squadra me con aria interrogativa. È
titubante, ma non mi ha dato una sberla urlando che le ho mancato di
rispetto e nemmeno ha parlato. Mi ha solo scrutato incuriosita.
Perfetto!
È
giovane ma non si è scandalizzata, forse questa è diversa dalle
solite ragazzine viziate che mostrano interesse per il BDSM dopo aver
visto qualche film merdoso.
Mi
sto eccitando, incomincio a sentire la ben nota scarica di adrenalina
scorrermi lungo la spina dorsale mentre il mio amico, dietro la
cerniera dei pantaloni, incomincia ad alzare la testa guardandola
famelico... la voglio come allieva!
Non
escludo che, oltre ad aiutarla, potrei farne un'ottima sottomessa, se
vorrà.
La
mora inarca un sopracciglio e poi, spostando lo sguardo tutt'intorno
a noi, mi fissa allargando le mani sul piano del tavolo come a voler
chiedere il permesso di parlare. Al mio cenno di consenso, infatti mi
dice: «Non abbiamo stipulato alcun accordo. Voglio sapere quanto
tutto questo mi verrà a costare. Inoltre, caro il mio Master, il
tuo... ehm, pompino te lo puoi scordare!»
È
francese!
Il
modo in cui arrota la erre mi fa avere l'ennesimo guizzo nei
pantaloni.
Lei,
intanto, raddrizza la schiena fissandomi intensamente quasi con
sfida, aspettandosi una qualche reazione da parte mia.
Bisogna
che le spieghi le mie regole: io non sono mai violento durante gli
incontri e nemmeno al di fuori di essi ma questo non significa che io
sia un mollaccione o che mi faccia mettere i piedi in testa da
chiunque.
Però
bisogna riconoscere che la piccola “Fiocchetta Merlettosa” è una
tipa tosta e ha dimostrato anche di avere una certa dose di sale in
zucca!
Ormai,
il mio uccello è diventato delle dimensioni di un'aquila reale e sta
iniziando a svettare maestoso e affamato nei miei jeans.
Nonostante
il suo modo di fare arrogante e altero mi prendo la briga di
tranquillizzarla: «Non devi avere alcun timore di qualche imbroglio
da parte mia, in questo posto mi conoscono tutti e godo di una certa
reputazione. Quindi bando alla vergogna, questo locale che
all'apparenza sembra un comune circolo per motociclisti, in realtà è
uno dei più famosi ritrovi della nostra comunità. Adesso, alzati e
inginocchiati davanti al tuo Maestro: fammi vedere quanto sei brava
con la lingua e non escludo che potrei accettare la tua richiesta di
essere “purificata”»
Non
sono più sicuro se io stia cercando di metterla ancora alla prova
oppure stia mettendo alla prova me stesso.
Devo
cercare di definire i nostri ruoli, perché questa tipa mi attizza e
mi confonde in eguale misura.
Quello
che è certo è che la piccola e misteriosa Fiocchetta mi intriga,
moltissimo.
Sento
che lei è diversa dalle solite donne vogliose, ricche e annoiate,
che non avendo più nessuna considerazione e rispetto per se stesse,
cercano un piacere alternativo fingendo di voler essere “purificate”
da me. Pur di avere una scopata diversa dalle solite da raccontare
alle amiche, acconsentono di buon grado a dare spettacolo davanti
agli altri soci di questo ritrovo, rivelando anche una certa dose di
esibizionismo.
Appena
lei si alzerà, dando mostra dell'intenzione di acconsentire a
sollazzarmelo con la sua calda boccuccia, me la porterò via e
inizierò l'addestramento lontano dagli occhi famelici degli altri
dominatori perché non godo nell'umiliare le persone in pubblico e
neppure in privato. La osservo mentre con movenze aggraziate cerca di
districarsi dal divanetto dietro al tavolo. Avverto persino i brividi
dell'eccitazione pregustando il momento in cui potrò mettere mano
all'indole ribelle di questa splendida creatura e cercare di
estirpare i suoi dolori quando la vedo in piedi: è piuttosto alta
per essere una donna, è bellissima… è incinta!
Ma
che cazzo!
«Sei
incinta? Che accidenti credi di fare? Entrare con un bambino in
pancia in questo posto pieno di...» persone come ME! Finisco la
frase nella mia testa.
Mi
guardo intorno e realizzo che ai suoi occhi appaio esattamente come
gli altri qui dentro: un uomo che si eccita dando punizioni.
Sono
fuori di me dalla rabbia, mi avvicino e le sibilo tra i denti
alitandole sul viso tutta la mia costernazione: «Ma non lo sai che
il bondage potrebbe essere molto pericoloso per il tuo bambino? Ma
che cos'hai in testa Fiocchetta?»
Lei
mi guarda con espressione vacua, gli occhi vuoti di chi ha molto
sofferto, e mi chiede alzando il mento con aria quasi strafottente:
«Dunque? Non stringiamo più il nostro patto? Non lo vuoi più il
tuo bel pompino?»
Sentire
questa volgarità uscire dalla sua bocca – per qualche motivo che
non so spiegarmi – mi dà molto fastidio, sapere che è incinta di
un altro uomo e che giunge persino a spacciarsi per vedova pur di
provare nuove eccitazioni, mi provoca un forte senso di nausea.
Mi
sono già alzato dandole le spalle per la foga di andare via da
questo posto. Di allontanarmi da lei.
Questa
donna è pazza!
«Fallo
a me un pompino e prometto che ti darò tutte le punizioni che
vorrai!» sento dire con voce forte e chiara.
Mi
volto per capire a chi appartiene quando scorgo uno stronzo grosso e
pelato che ride sguaiatamente della sua proposta con i suoi amici.
Vedo anche il tatuaggio che ha: una donna nuda incatenata e con una
ball gag in bocca, proprio sul bicipite destro. Fa parte del gruppo
di dominatori fra i più sadici e violenti della zona.
Rendendomi
conto del guaio in cui si sta per cacciare, faccio un rapidissimo
dietro front e afferro per un braccio Fiocchetta, liberandola dalla
presa dello stronzo e la trascino fuori quasi di peso, a passo di
carica.
Prendendola
per i fianchi la sollevo sistemandola sul sedile del mio Suv,
l'assicuro con la cintura di sicurezza e una volta a bordo dell'auto
comincio a inveirle contro, fermandomi solo quando mi accorgo che ha
il viso inondato di lacrime e il suo corpo è scosso da singhiozzi
silenziosi.
Maledizione!
Non sopporto le lacrime.
«E
adesso perché piangi? Stai male?» le chiedo frustrato.
Sarà
un lungo e noioso viaggio con Fiocchetta che singhiozza e io non ho
la benché minima idea di dove accompagnarla.
Accidenti
a me e alla mia fottutissima mania di aiutare le fanciulle in
difficoltà!
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