26 giugno 2017

“I Demoni di Urbino” di Pasquale Rimoli



Oggi c’è il Release Party del romanzo “I Demoni di Urbino” di Pasquale Rimoli, pubblicato dalla casa editrice La Ruota, il libro esce oggi.


Titolo: I Demoni di Urbino
Autore: Pasquale Rimoli
Casa Editrice: La Ruota
Data di uscita: 26 Giugno

TRAMA

Un avvincente noir che racconta, attraverso l’indagine del capitano Sesti, gli aspetti “oscuri” di una città di provincia e di Giulia, la figlia del maresciallo, una ragazza tutt’altro che “semplice”. Personaggi, vicende personali e corali trasportano il lettore nelle stradine ripide di Urbino, facendone gustare tutto il fascino di cui sono imbevute, in un mix fatto di arte, cultura, mistero e magia. Intrighi e devianze giovanili, amori puri e riti orgiastici, vite spezzate da un errore, oppure dalla tragica fatalità. Tutto prende il via da un efferato omicidio, nella buia notte di Halloween, che devierà il corso della vita degli abitanti del borgo.

ESTRATTO

Facendosi coraggio si alzò, determinato a rimettere ordine nella sua abitazione. Dopo aver pulito la cucina e liberato il salotto da bicchieri, bottiglie di birra e cartoni per la pizza sparsi qua e là, si preoccupò del bagno.
Così, impegnato in quelle pulizie, si chiese come avesse potuto trascurare la sua casa, soprattutto il bagno: mentre scrostava il lavandino con una spugna, immaginò quasi di vedere il rubinetto sollevarsi in verticale e ondulare a destra e sinistra al suono dell’Inno alla gioia. Non poté evitare di sorridere, di fronte a quella buffa scena partorita dalla sua immaginazione.
Sistemata anche la sua camera (troppi erano gli indumenti lasciati in maniera disordinata sulle sedie, sul letto e sul pavimento), fu il momento di rimettere in sesto se stesso. Lavato e profumato, sbarbato, si contemplò soddisfatto il volto, che godeva ora di nuova luce: gli occhi azzurri risaltavano maggiormente, con la loro chiarezza.
Era un uomo nuovo e si apriva una nuova pagina per la sua esistenza.
«Bentornato, Matteo. Bentornato!» disse al suo doppio.
Con la sola biancheria intima addosso, si diresse verso la sua stanza. Quella volta, però, si fermò al comodino, per rivolgere più di uno sguardo alla donna della foto.
«Ci sono, Sara! Sono tornato!»
Di fronte al sorriso della donna sorrise teneramente anche lui. Per evitare di sporcare con le lacrime il volto, che aveva appena pulito e curato, ripose la cornice al suo posto e continuò la sua marcia verso la nuova fase.
Entrò in camera.
Dopo un paio di minuti, si ritrovò a fissarsi allo specchio di un grande armadio a parete mentre, emozionato, si abbottonava la giacca: provava eccitazione nell’inserire ognuno di quei quattro bottoni in metallo argentato nelle rispettive asole e nello strofinare il pollice sulle decorazioni dei bottoni.
Era rimasta una sola cosa: il berretto.
Andò a recuperarlo in salotto, ma lo adagiò sui suoi capelli castani, solo, di fronte al grande specchio della sua camera.  A operazione terminata, inspirò profondamente: non indossava la divisa da settimane. Era orgoglioso di se stesso. Ammirò i nastrini colorati sulla parte sinistra del petto e le tre stelle argentate sulle controspalline; passò l’indice destro lungo gli alamari fregiati sul bavero della giubba; si focalizzò sul berretto esaminando i tre galloncini argentati e bordati di nero lungo il soggolo anch’esso argentato; infine, fissò lo sguardo sulla fiamma dorata a tredici punte.
Era pronto. Il capitano Matteo Sesti stava per tornare!

***

La Mercedes del capitano Sesti si fermò nei pressi della stazione Garibaldi, nella parte alta della città, quella custodita dalle mura. Mancavano tre quarti d’ora all’inizio del suo turno e decise di passeggiare lungo le caratteristiche stradine interne in pietra. Procedeva lentamente, come se stesse facendo quel tragitto per la prima volta, varcando i portali e, come un turista, fermandosi ad ammirarli. Erano strade che conosceva ormai a memoria, ma non lo avrebbero mai stancato: per lui ogni elemento caratteristico che riconducesse al passato era l’occasione per fare un tuffo in un’epoca antica. Immaginava i cavalieri, i cortei di nobili e dame, i giocolieri, ma anche la gente semplice, vestita con abiti caratteristici.
Quella mattina era accaduto, appena alzatosi dal letto, quando aveva rivisto l’immagine di Sara da lungo tempo, eccessivamente ma non senza ragione, partorita dalla sua mente in tutte le salse.
La vita, intanto, riprendeva a Urbino.
Le strade erano inondate di odori: il pane appena sfornato, i cornetti, il caffè… quegli odori riportavano Matteo al presente, e lui li attraversava con la consapevolezza che, in fin dei conti, niente era cambiato in sei mesi.
In quel periodo gli era capitato, sporadicamente, di camminare lungo quelle stradine e di percepire gli stessi odori senza, però, saggiarne appieno l’essenza. E non poteva essere altrimenti.
Non solo odori ma anche suoni. La gente s’incontrava, si salutava e si augurava una buona giornata. C’era chi aveva già da raccontare qualcosa avvenuto la sera precedente, chi era già al telefono alle prese con qualche problema, chi andava in bicicletta e faceva risuonare il campanello per non urtare qualche passante.
Urbino, a differenza di Matteo, non aveva dormito.

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